Stando al risultati dell’ultimo Rapporto Censis/Coldiretti sulle abitudini alimentari nel nostro Paese, emerge che c’è una maggiore attenzione e consapevolezza circa la quantità e la qualità dei cibi che consumiamo. Eppure, secondo Bratman, aumenta il numero delle persone a rischio ortoressia, ovvero gli individui che pianificano eccessivamente il menù giornaliero e regolano anche la socialità in base alle proprie esigenze alimentari. Pare che gli uomini siano più a rischio rispetto alle donne, in questo.
Come si manifesta l’ortoressia? Possiamo ritenere di trovarci dinanzi ad un disturbo del genere quando l’essere eccessivamente rigorosi verso se stessi e gli altri a riguardo della scelta del cibo comincia a condizionare anche le relazioni sociali.
L’individuo con questa patologia esaspera il proprio timore circa l’aspetto fisico, la paura di ingrassare o di non essere in perfetta salute, controllando in modo maniacale ogni tipo di cibo che consuma. Mangiare sano deve essere un obiettivo da perseguire quotidianamente senza che diventi un pensiero ossessivo-compulsivo. Anche nell’alimentazione la flessibilità è fonte di vita. La perfezione non è mai sana, non porta al benessere totale dell’individuo.
Il nostro corpo non è una macchina senza emozioni. Bisogna essere profondamente se stessi e non seguire modelli astratti, ovvero schemi di nutrizione avulsi dalla realtà. Per conoscere meglio l’ortoressia e capire le dinamiche di questo disturbo alimentare, vi consiglio di leggere un libro molto interessante. E’ scritto da due autrici, Maria Teresa Pinardi e Nadia Tarantini, e si intitola “Il risveglio del corpo” (Editore Iacobelli), in vendita in libreria al prezzo di 11,99 euro.
I malati di ortoressia, spiegano le due autrici nel libro, cercano di controllare la malattia, ma anche la morte. Si tratta, potremmo ben dire, di una patologia tipica del mondo moderno, che non permette alle emozioni ( e alle trasgressioni) di fluire liberamente nel corpo e nella mente.