Chi si accinge ad intraprendere il percorso yogico, dovrebbe farlo con l’intento di indagare sulla reale natura dei propri processi fisiologici, emozionali e psicologici: un’attitudine da “ricercatore”. Quindi è bene liberarsi sin da subito da preconcetti, aspettative, pretese, affrontando con cuore aperto e mente sgombra la pratica e lo studio dello Yoga.
L’uomo moderno è debole di volontà, confuso, distratto da continui stimoli sensoriali che lo tirano a destra e sinistra. Egli ha bisogno di trovare un “centro di autorità” in se stesso; lo Yoga può aiutarlo a trovarlo. L’essere umano è “tiepidino” nell’affrontare la vita; lo Yoga può aiutarlo ad accendere un fuoco di passione per la vita intera, anche nelle sue più minute manifestazioni, perché lo Yoga è una “fiamma ardente”.
La mente umana è vittima dell’illusione della separazione delle forme, mentre tutto è “interdipendente”, perciò unito; lo Yoga può illuminare la mente, con la consapevolezza dell’unità di tutto ciò che esiste.
L’uomo non usa efficacemente la propria energia vitale, disperdendola inutilmente in mille rivoli o usandola in modo improprio e insufficiente; lo Yoga insegna a gestire la propria energia nelle svariate circostanze della vita.
Non ci si può aspettare grandi risultati dalla pratica dello Yoga se le dedichiamo solo due ore a settimana: dalle venti alle vent’uno del mercoledì e del venerdi. Non si può essere degli aspiranti yogi con l’attitudine di andare a “timbrare il cartellino” o con quella dell’attività da “dopolavoro”.
Vi sono persone che praticano Yoga con la paura di farsi “la bua”, continuamente frenati dai propri limiti illusori, ma lo Yoga è rottura dei limiti; esso rende più forti, più tenaci, più resistenti al dolore e alla fatica.
Dall’altro lato, vi sono quelli che hanno scambiato lo Yoga per un’attività culturistica: “i ginnasti” dello Yoga, che praticano solo per sentirsi più fighi, per meglio “apparire”.
Vi sono anche i “salutisti”, che riducono lo Yoga alla stregua di una medicina o di una panacea per tutti i mali.
Vi sono quelli che devono essere sorridenti a tutti i costi, perché devono dimostrare che hanno raggiunto Ananda: la Beatitudine.
E quelli che hanno scambiato lo Yoga per un “medicinale rilassante”.
Infine, vi sono i “flippati” dello Yoga: quelli che vogliono aprire i Chakra, il terzo occhio o levitare….caso mai dopo un corso di un fine settimana in montagna o al mare.
Se è vero che lo Yoga può conferire salute, benessere, forza, rilassamento o poteri straordinari, è pur vero che questi non sono i fini dello Yoga che, come abbiamo visto è un mezzo di trasformazione e potenziamento di tutto il nostro essere, al fine di portarci allo “stato meditativo”, che è l’apice del percorso yogico.