Secondo una recente stima, un milione di italiani risulta essere allergico a frutta e verdura. In Europa, invece, soffrono di tale forma allergica ben otto milioni e mezzo di persone. In sei casi su dieci, nel nostro Paese, si tratta di donne. Si tende spesso a sottovalutare l’incidenza di questo tipo di allergia, mentre invece è piuttosto diffusa. Nella maggior parte dei casi, per fortuna, l’allergia alla frutta si manifesta con sintomi lievi, ma è stato rilevato che chi è allergico a frutta e verdura potrebbe diventare sensibile anche nei confronti dei pollini o altre sostanze. In genere la frutta considerata più “a rischio allergia” sono l’albicocca e la pesca.
Oggi le conoscenze su questo tema sono diventate più approfondite, e si cerca di trovare una cura il più possibile personalizzata, individuando le particolari proteine cui si è allergici. Seguendo questa impostazione, l’allergologia in futuro potrà intervenire al meglio a seconda delle caratteristiche di ognuno, eliminando i rischi della generalizzazione. Chi è allergico alla profilina avvertirà fastidio a causa dei pollini (che contengono in massima parte tale proteina), soprattutto nel periodo primaverile. Allo stesso modo, proverà fastidio consumando verdura e frutta correlate. Nel nostro Paese l’allergia più diffusa riguarda le sostanze “lipid transfer protein”, che si trovano in alcune particolari tipologie di frutta e verdura, e meno nei pollini. Queste proteine possono provocare reazioni intense e manifestazioni preoccupanti, come gonfiore delle prime vie aeree o disturbi respiratori. Per capire a quali alimenti si è a rischio esistono i “pick test”, gli esami allergologici più diffusi. Se dopo circa dieci minuti dall’inoculamento nelle braccia della sostanza che provoca allergia si verifica gonfiore ed arrossamento, significa che si è allergici a quel tipo di sostanza. Questi esami, però, presentano dei limiti: non riescono a distinguere il tipo di proteina che determina la reazione allergica, ma soltanto gli alimenti da eliminare. Per individuare la proteina “nemica” bisogna effettuare un prelievo di sangue dal quale risultino gli anticorpi specifici e la proteina che scatena l’allergia. Naturalmente i risultati vanno sottoposti alla verifica dell’allergologo.
Ultimamente, per combattere questa forma allergica, la ricerca sta puntando sui vaccini, ma questi saranno disponibili sul mercato solo fra tre o quattro anni. Per fronteggiare le allergie è bene intervenire tempestivamente per tenere i sintomi sotto controllo: in genere i farmaci da utilizzare sono gli spray nasali al cortisone, gli antistaminici, i broncodilatatori per l’asma. Nelle forme più serie, invece, il medico potrebbe suggerire di portare sempre con sé una penna di adrenalina, da utilizzare in caso di reazioni allergiche molto violente, quali per esempio lo shock anafilattico.