Il Karma non riguarda solo i singoli individui, vi è anche un Karma collettivo. Esiste perciò il Karma di famiglia, di una nazione, di un continente, planetario, ecc.
Vi sono dei sottili fili che si intrecciano tra coloro che condividono delle esperienze, e più si vive e si agisce più la matassa si gonfia.
Dovremmo cominciare a prendere coscienza delle dinamiche che inneschiamo con le nostre azioni e i nostri pensieri, in modo da cominciare a ridurre l’accumulo di Karma e alleggerire la spessa nebbia delle identificazioni che ci impediscono di avere una visione chiara della realtà.
Studiare e riflettere sul Karma ci può aiutare a comprendere, per prima cosa, che è meglio agire bene per ricevere del bene; questa è ancore una visione limitata ed egoistica, ma è già un passo avanti.
Col tempo, se si agisce nel bene, la nostra coscienza sarà più influenzata dal Sattva Guna, quindi meglio predisposta a seguire un sentiero di autorealizzazione. Inoltre, quando la coscienza è “sattvica” si ha una visione più chiara degli eventi e delle cose che si leggono e ascoltano e si ha una migliore disposizione a comprendere la Verità, quando ci viene rivelata.
Ma anche in questo caso rimane ancora un grosso ostacolo tra la persona ed una visione autentica della realtà: le identificazioni. Per via delle identificazioni anche un uomo buono e con buone intenzioni può continuare tranquillamente ad accumulare Karma, e quindi aumentare i “conti in sospeso” con la vita.
L’IMPORTANZA DI RICONOSCERE LE IDENTIFICAZIONI
Un evento che può rivelarsi una vera benedizione nella vita di una persona, è quando per la prima volta si rende conto di non essere ciò che ha sempre creduto di essere. Questa cosa può capitare viaggiando, cambiando lavoro, amicizie, insomma facendo nuove esperienze.
Se la persona in questione non si spaventa, quando ha questa prima “illuminazione”, questo evento può aprire la strada a più vasti orizzonti, e la rotta dell’individuo può subire delle drastiche virate verso porti più affascinanti, senz’altro più in sintonia con una parte più profonda di se stesso.
Capire che egli è altro da ciò con cui si è sempre identificato, può aprirgli la strada verso il suo vero Sé..
Accade sovente, invece, che la sensazione di non essere ciò che si è sempre creduto di essere: “il ragionier tal dai tali, figlio di Tizio, parte della terra che gli ha dato i natali, ecc.” spaventi la persona che fa una simile esperienza; in tal caso quella persona, in quattro e quattr’otto correrà ai ripari, cercando immediatamente dei punti di “appoggio” che lo tranquillizzino, facendolo sentire “di nuovo se stesso”.
Per riempire quel vuoto spaventoso il malcapitato può fare di tutto: telefonare ad un vecchio amico, andare dalla mamma, buttarsi nel lavoro, rifugiarsi in vecchie abitudini e cliché ai quali può ancorarsi tranquillamente.
Peccato, che bell’occasione mancata per il nostro protagonista, si è perso l’opportunità di accedere ad uno stato di più ampio respiro, di maggior libertà da vincoli ed identificazioni.
Tornando a rifugiarsi nelle identificazioni con i ruoli interpretati dal suo vecchio personaggio, quella persona continuerà ad infittire la rete del Karma, rimanendo sempre più schiavo di una lunga catena di cause ed effetti nelle quali, egli, non sarà che una pallina da flipper, sempre sballottata di qua e di là, finché non andrà in buca, dove rimarrà in attesa di una nuova partita.