La Meditazione non è qualcosa che si fa. Una cosa sono le “tecniche meditative”, altra cosa è la Meditazione; le tecniche meditative servono per farci accedere ad uno stato coscienziale di “pura presenza”, non identificato con i fenomeni che ci circondano. La Meditazione non è riflettere, pensare, ma “pura presenza, pura consapevolezza”.
La Meditazione è Yoga, lo Yoga è Meditazione. Il fine della Meditazione è il Samadhi: l’Unità Oiginaria. In un antico e autorevole testo sullo Yoga l’autore, Patanjali, afferma: “Lo Yoga è l’inibizione delle funzioni mentali; allora il soggetto riposa nella sua essenza”.
Sempre nello stesso testo, l’autore dispone il percorso yogico dividendolo in otto fasi: yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Le prime due hanno il carattere di prescrizioni e consigli di ordine etico. Le asana (posizioni fisiche) e il pranayama (controllo del respiro) aiutano il praticante a portare sotto il proprio controllo le energie fisiche, ciò aiuta anche a calmare la mente e le emozioni.
Una mente calma è più predisposta ad accedere, con le tecniche appropriate, alla quinta, sesta e settima fase, che sono: la ritrazione dei sensi dagli oggetti esterni e il loro controllo (dharana e pratyahara) con la focalizzazione su un soggetto in particolare, che può essere sia esterno (un dipinto, un suono, la fiamma di una candela, ecc.) che interno (la visualizzazione di uno dei soggetti citati, il respiro, un punto al centro del cuore o della fronte, ed altri). Si accede così, quasi naturalmente alla Meditazione, che è uno “stato” di consapevolezza vigile, concentrata, senza distrazioni, nel quale cessa il normale lavorio della mente (che divide tutto in soggetto e oggetto, dentro e fuori, io e il resto del mondo).
Ecco quindi che, quasi per magia, ci si trova in uno dei primi stadi del samadhi. Nel suo primo stadio il samadhi non è permanente; spesso la mente si reintromette con pensieri, distrazioni emotive, dubbi. Questa alternanza di entrata-uscita (se così possiamo definirla) può durare anche anni, ma è già una impareggiabile conquista.
Col tempo, i momenti di silenzio interiore si espanderanno, concedendoci “immersioni” sempre più profonde nella “vita più abbondante”, l’oceano della vita in cui siamo sempre stati immersi, e dal quale apparentemente, abbiamo pensato di essere separati.
Ecco il fine dello Yoga.
Questo il fine della Meditazione.