Ogni anno 80 mila casi di salmonellosi nel nostro Paese parlano da soli in termini di rischio di infezioni alimentari. Un recente studio inglese ha rilevato come le malattie di origine alimentare siano in aumento e a rischiare di più siano i bambini, gli anziani e le persone che soffrono di qualche disturbo alimentare.
Le infezioni alimentari sono malattie che vengono trasmesse attraverso il cibo “inquinato” da microrganismi (virus o batteri). Ci si ammala ingerendo cibi venuti a contatto con germi pericolosi, perché lavati con acque sporche, toccati con mani contaminate o entrati in contatto con escrementi di animali.
Chiunque mangi un alimento contaminato può ammalarsi, tuttavia ci sono categorie di persone più a rischio. Per esempio i bambini, che hanno un sistema di difesa dell’organismo non ancora completamente sviluppato, oppure gli anziani, perché dopo una certa età le cellule di difesa riducono la loro capacità di azione. O ancora le persone che soffrono di una malattia cronica debilitante, perché hanno difese ridotte rispetto alla media. Tra le situazioni che possono esporre maggiormente al rischio di infezioni alimentari ci sono gli “insospettabili” malanni di stagione.
Virus parainfluenzali e influenza, infatti, debilitano l’organismo, riducendone le difese anche per 15-20 giorni dopo la guarigione. Ed è proprio nel periodo della convalescenza che si è esposti maggiormente al rischio di prendere un’infezione alimentare. Per questo spesso dopo tosse, febbre e raffreddore si prova la spiacevole compagnia di vomito, diarrea e mal di pancia.
I suggerimenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) sono molto semplici e di facile attuazione. Possono aiutare tutti, in particolare le persone più a rischio (che dovrebbero osservarle con più attenzione), a proteggersi dalle infezioni alimentari:
– Lavare le mani: prima di mangiare e mentre si preparano i cibi, in particolare quando si passa da un alimento all’altro. Il lavaggio con acqua e sapone elimina praticamente il 100% dei germi presenti.
– Separare i cibi crudi da quelli cotti: i cibi crudi sono più esposti al contagio e possono infettare altri alimenti per contatto diretto o tramite le mani dell’operatore. La separazione tra cibi crudi e cotti va eseguito quando si prepara da mangiare e quando si ripongono i cibi in frigorifero.
– Cuocere bene i cibi: il calore è in grado di uccidere la maggior parte dei germi e disattivare molte delle tossine che causano infezioni alimentari. I cibi che necessitano di cottura sono soprattutto: carne, pesce, verdure molto sporche di terra e uova.
– Conservare correttamente il cibo: l’esposizione a temperature intermedie (da 5 a 60 gradi) può favorire la proliferazione di germi pericolosi. Gli alimenti deperibili vanno conservati in frigorifero, evitando di lasciare i cibi cotti a temperatura ambiente, bisogna riporli in frigo prima che si raffreddino del tutto o mantenerli a temperature elevate (oltre 60°).
– Usare acqua e cibi crudi sicuri: l’acqua e gli alimenti crudi sono le principali fonti di trasmissione delle infezioni alimentari. Nei Paesi poveri la contaminazione è più facile. Usare acqua minerale anche per lavare i denti ed evitare frutta e verdure crude che non si sbucciano è un accorgimento da adottare per prevenire infezioni.