Si è diffuso, col tempo, un grande fraintendimento riguardo a come deve comportarsi un praticante o un insegnante di Yoga. Molto spesso si pensa che un insegnante di Yoga debba comportarsi come un prete, cioè che deve rinunciare alle gioie della vita, niente di più sbagliato.
Chi abbraccia la Via dello Yoga non è chiamato a rinunciare alla vita, ma a viverla più pienamente, sforzandosi, allo stesso tempo, di sviluppare l’autocoscienza e l’autopercezione.
Come abbiamo già avuto modo di dire, la Meditazione non è finalizzata all’isolamento dal mondo, ma alla realizzazione della propria Vera Natura, che è Pura Coscienza e alla natura del mondo. Ma la Coscienza, senza i veicoli inferiori non potrebbe vivere in questi mondi materiali.
I veicoli inferiori dell’uomo sono chiamati in sanscrito Rupa, Kama, Manas. Rupa è la forma fisica, con i suoi cinque sensi e il sesto senso, il senso interiore, che coordina le sensazioni corporee e produce la sensazione di esistere; la forma fisica è vivificata dal corpo eterico, il corpo di energia.
Kama è il desiderio, ed è considerato un vero e proprio corpo, o veicolo: il corpo astrale, che percepisce le emozioni, proprio come il corpo fisico percepisce le sensazioni. Manas è la mente, la scintilla divina, che fa di noi un “pensatore”.
Un altro termine, poco conosciuto ma di fondamentale importanza, è Tanha: il “desiderio di vivere”. Ci dev’essere pure un motivo se siamo nati e, per chi crede nella reincarnazione, se ci reincarniamo continuamente; questo motivo, collegato alla legge del Karma, è Tanha, cioè il desiderio di vivere.
Questo forte desiderio di vivere, lo abbiamo conosciuto tutti da bambini, quando curiosi di tutto, ci entusiasmavamo facilmente per ogni evento che la vita ci offriva. Poi, pian piano, le regole morali e comportamentali hanno spento in noi la spontaneità, i desideri e la gioia di vivere.
Abbiamo cominciato così a vivere in modo semispento, limitandoci al minimo indispensabile, o togliendoci i nostri “sfizi” di nascosto. Siamo quindi caduti nel tran tran della vita quotidiana: sempre gli stessi pasti, le stesse abitudini, addirittura gli stessi percorsi per andare al lavoro o a fare la spesa. I momenti belli, eccitanti, sono diventati degli “eventi”.
La pratica dello Yoga e l’ascolto di se stessi, quando sono accompagnati dallo studio della Ricerca Interiore, ci conducono inevitabilmente al risveglio di Kama-Manas, del desiderio e della capacità di cominciare a riflettere liberamente. Il desiderio, quello vero, nasce dall’interno, non è una forzatura “giusto per divertirsi a tutti i costi”.
Può essere qualunque tipo di desiderio (che non sia violenza o sopraffazione sugli altri, naturalmente), ognuno di noi tiene conservato nel cassetto chissà quanti desideri repressi, impariamo ad ascoltarli e soddisfarli, altrimenti Tanha, il desiderio di vivere si può spegnere sempre più.
Naturalmente, all’inizio, si agirà in modo caotico ed egoistico, ma grazie allo Yoga, alla Meditazione e allo studio della Ricerca Interiore, s’impara a mettere ordine anche nei desideri e a non danneggiare gli altri per raggiungere i nostri obiettivi.
Ma solo soddisfacendo i desideri e imparando a riflettere autonomamente si può andare alla scoperta di cosa c’è “oltre”.