Il dubbio amletico che incuriosisce uomini e donne è se esista o meno il “punto G”, un’area della vagina particolarmente delicata, identificata per la prima volta dal ginecologo tedesco Ernest Grafenberg nel 1950. Dopo di lui numerosi medici hanno condotto diverse ricerche per avvalorare la tesi che il punto G esiste, oppure al contrario, che si tratta di una invenzione bella e buona.
Il mito del “punto G” è cresciuto negli anni Settanta, in concomitanza con il movimento di liberazione sessuale della donna, ed è stato alimentato da motivazioni sociologiche. Nel 2009 una studiosa statunitense, Andrea Virginia Burri, ha studiato il problema dal punto di vista fisiologico e strettamente anatomico, arrivando alla conclusione che il “punto G” non esiste.
Successivamente, nel 2011, la sessuologa americana Beverly Whipple ha definito questa ricerca piuttosto lacunosa, integrandola di nuovi elementi a favore della tesi contraria. In Italia si è occupato di questo argomento il professor Emmanuele A. Jannini. Gli studi da lui compiuti proverebbero che il “punto G” non solo esiste, ma che la donna può raggiungere l’orgasmo con la stimolazione di questa particolare zona anatomica.
I risultati delle autopsie effettuate su questa zona rilevano la presenza di tale struttura anatomica e funzionale complessa, situata tra la vagina e l’uretra, ed è variabile da donna a donna. In pratica il “punto G” è una ghiandola chiamata prostata femminile, composta da terminazioni nervose, vasi cavernosi e muscoli simili a quelli del pene maschile.
Sulla rivista “Journal of sexual medicine” il professor Jannini ha pubblicato una “fotografia” del “punto G”, un’ecografia trans vaginale che rileva la presenza di questa zona sensibile dell’organo sessuale femminile. Anticamente il punto G veniva denominato “punto del sole”, perché determinante per il piacere femminile. Si trovano tracce di questo argomento nella cultura orientale, mentre in Occidente se ne comincia a parlare a partire dal 1950. Molte donne testimoniano che una corretta stimolazione del punto G, una volta individuato all’ingresso della vagina, provocherebbe orgasmi molto intensi, aumentando il piacere sessuale durante il rapporto.
Naturalmente tutto dipende dall’affinità sessuale tra i partners e dalla compatibilità anatomica. Il piacere sessuale prescinde dalla presenza o meno del “punto G”, che è un punto erogeno come tanti altri, ma individuarlo è importante per indirizzare il partner alla scoperta di esso e raggiungere un coinvolgimento più intenso.