Ciao, avete mai sentito parlare dell’epicondilite, un disturbo chiamato anche “gomito del tennista”? Chi ha avuto la sfortuna di provare questo dolore di sicuro non lo ha dimenticato perché è intenso e lancinante, e colpisce appunto la zona del gomito, che nei tennisti è quella più utilizzata durante le gare sportive.
Da cosa dipende l’epicondilite? Il dolore improvviso che colpisce l’articolazione del gomito è la conseguenza di piccoli traumi di cui non ci si è neppure accorti in passato e che dopo un po’ di tempo fanno capolino. Il gomito del tennista è una particolare forma di tendinite che colpisce la struttura ossea del gomito, e che è tipica di chi fa un uso massiccio dell’arto (non solo i tennisti, naturalmente!).
La durata del dolore è variabile: ci sono persone che guariscono in sei mesi, altre che invece sono costrette a mantenere fermo il gomito per lungo tempo, anche due anni. Il “gomito del tennista” è un problema che tende a passare da solo, quindi bisogna armarsi di pazienza e portare aventi qualsiasi terapia che possa servire a lenire gradualmente il dolore.
I sintomi del “gomito del tennista” sono: dolore che si propaga dal gomito fino all’avambraccio; dolore acuto al polso; dolore alla mano nella presa di qualcosa, o nella stretta di mano; incapacità di mantenere oggetti in mano (per esempio, un piatto o un bicchiere); debolezza localizzata nell’avambraccio.
Quali sono i rimedi per combattere il disturbo del “gomito del tennista”? La fisioterapia è efficace più di altre cure, ma richiede molto impegno da parte del paziente ed è anche decisamente costosa.
L’uso regolare di antidolorifici come terapia per il dolore consente di ottenere buoni risultati nel lungo termine, mentre le iniezioni di corticosteroidi, che sono efficaci nel primo periodo, tendono ad arrestare la loro efficacia vanificando i risultati ottenuti.
Chi vuole liberarsi subito dal dolore lancinante può ricorrere ai corticosteroidi, che sono medicinali molto utilizzati, ben sapendo però che poi i miglioramenti tendono a svanire con il passare del tempo. Chi invece ha una maggiore sopportazione del dolore oppure il disturbo è di lieve entità può ricorrere agli antidolorifici assunti al momento del bisogno oppure con una certa regolarità (terapia dell’attenta sorveglianza).
Chi invece vuole ottenere risultati più duraturi dovrebbe seguire delle sedute di fisioterapia. Sta al paziente decidere quale è la terapia più consona alle sue esigenze e ai suoi tempi. Se l’epicondilite non viene curata nel modo giusto può diventare cronica.
Se le terapie non chirurgiche non sortiscono alcun effetto, forse è il caso di consultare lo specialista sulla possibilità di ricorrere ad un’operazione chirurgica per tornare a svolgere le attività di ogni giorno, compromesse dal dolore al gomito. Naturalmente l’intervento chirurgico va considerato come “ultima spiaggia” nel caso in cui il problema sia persistente ed invalidante, ed è utile conoscere prima gli eventuali rischi e le complicazioni che potrebbero insorgere.