Il fuoco di Sant’Antonio è una malattia infettiva provocata dal virus “herpes zoster”, lo stesso responsabile di un’altra patologia infettiva molto diffusa: la varicella. Questa malattia è conosciuta fin dai tempi antichi, ed è stata studiata e approfondita a partire dal 1800. Il riferimento a Sant’Antonio è presto spiegato: questi, nella credenza popolare, è considerato il Santo protettore del fuoco.
Effettivamente, chiunque abbia provato su di sé questa infezione può ben dire che la sensazione prevalente è di un forte bruciore localizzato su alcune zone del corpo, come se la pelle si fosse ustionata. Chi è stato colpito in età giovanile dalla varicella in genere è in grado di neutralizzare il virus che provoca il fuoco di Sant’Antonio.
Ma può essere che l’herpes zoster rimanga allo stato latente nell’organismo per lunghi anni, e viene fuori nel momento in cui, per una serie di fattori, il sistema immunitario si indebolisce. Questo può avvenire a causa di un notevole stress psico-fisico, per l’insorgere di malattie come l’AIDS, a causa di una prolungata ed intensa esposizione ai raggi solari, o ad un uso eccessivo di alcuni medicinali. Il fuoco di Sant’Antonio colpisce in particolare i soggetti anziani e le persone che hanno le difese immunitarie molto deboli (per esempio perché si sottopongono a cicli di radioterapia o chemioterapia).
L’herpes zoster si manifesta con la comparsa di bollicine rossastre che si concentrano, in genere, nella zona del torace. Ma le vescichette possono comparire anche in altre zone del corpo. Si tratta di eruzioni cutanee spesso molto dolorose, cui si accompagnano brividi, mal di testa, senso di malessere generale, mal di stomaco. Dopo qualche giorno le vescicole si rompono, e questo è il momento in cui si verifica il contagio.
Di solito le eruzioni cutanee scompaiono senza lasciare alcun segno. Per quanto riguarda la cura, il medico può decidere di prescrivere alcuni farmaci specifici per ridurre la gravità e la durata delle eruzioni, come il “famciclavir”, “velaciclavir” e “l’aciclavir”.