Sono tante le persone che, dopo qualche anno, si stancano del tatuaggio esposto sul braccio o su altre parti del corpo. Cancellare un tatuaggio è possibile, ma l’operazione non è semplice, poiché la riuscita dipende dalla tecnica utilizzata. Ma cosa succede alla pelle sottoposta al tatuaggio?
Nel derma vengono iniettate particelle di pigmento di dimensioni tali da non poter essere eliminate dall’organismo. Dopo un mese le particelle di inchiostro iniettate si trovano nel derma profondo, inglobate in cellule chiamate “macrofagi”. Peeling, laser ablativi, dermoabrasione, non riescono assolutamente ad eliminare le particelle, anzi provocano cicatrici antiestetiche che non vanno via in nessuna maniera. La tecnologia moderna ha messo a punto particolari laser, con una durata dell’impulso molto breve, che distruggono la particella di pigmento senza arrecare danni alla cute circostante. L’energia crea una reazione termica che rompe i granuli di colore in piccolissime particelle, allontanando il pigmento dalla sede del tatuaggio. La lunghezza d’onda del laser cambia a seconda del colore da colpire. Il laser neodymium agisce con due lunghezza d’onda, una per colpire le tonalità di rosso, l’altra per cancellare i colori scuri. Il laser ad alessandrite, per esempio, serve ad eliminare i tatoo di colore nero, blu e verde. Il laser “q-switch” agisce efficacemente su tutti i colori. Sull’eliminazione del tatuaggio influiscono anche la qualità e la concentrazione del pigmento. Rimuovere un tatuaggio fatto da poco è più difficile rispetto ad uno più vecchio, perché il pigmento è più concentrato. Naturalmente influisce anche la quantità di colore: i tatuaggi policromatici richiedono necessariamente un maggior numero di sedute.
L’ablazione dipende dalla zona del corpo: le aree del corpo periferiche, come mani e caviglie, hanno bisogno di tempi più lunghi poiché qui il sistema drenante è più lento. Per ottenere un risultato soddisfacente occorrono più sedute, da effettuare ad intervalli di 5-6 settimane una dall’altra. Per eliminare il fastidioso dolore provocato dal trattamento è utile applicare sulla parte una crema anestetica. Dopo, invece, si può usare una crema antibiotica due volte al giorno per una settimana. Successivamente si formerà sulla pelle una pellicina, che cadrà da sola lasciando il posto ad una nuova epidermide.
All’inizio del trattamento bisogna sospendere l’esposizione al sole, e proseguire per almeno i due mesi successivi. Nei primi giorni sarebbe opportuno coprire la parte con una leggera benda. Anche se oggi la tecnologia consente di eliminarli più o meno facilmente, io ritengo che prima di farsi tatuare un qualsiasi disegno sul corpo è bene chiedersi se questa immagine la si sente davvero “parte di sé”, in modo da non doversene stancare dopo poco tempo. Io consiglio sempre di optare per soggetti semplici, che abbiano un significato profondo per noi e che in qualche modo ci rappresentino. Farsi tatuare il corpo soltanto perché va di moda è la cosa più sbagliata che si possa fare.