Chiamata anche “malattia del bacio”, la mononucleosi infettiva è provocata da un herpes virus che prende il nome dagli studiosi che l’hanno scoperto, nel 1964: Epstein- Barr. Questa infezione virale è alquanto diffusa, e colpisce in modo particolare gli adolescenti ed i giovani, mentre piuttosto raramente si manifesta nelle persone anziane.
L’espressione popolare “malattia del bacio” si riferisce al fatto che la mononucleosi si trasmette soprattutto tramite il canale oro-faringeo, mentre vi sono minori possibilità di contagio attraverso interventi chirurgici ed emo-trasfusioni. La diagnosi di tale infezione non è facile ed intuitiva, in quanto i sintomi sono abbastanza generici: senso di malessere diffuso, stanchezza, faringite, nausea, brividi, cefalea, vomito, dolori localizzati all’addome.
Per una diagnosi corretta si può ricorrere al mono-test, che risulta preciso nella maggior parte dei casi. Questo test diagnostico è veloce e non costa molto. La mononucleosi, come tutte le infezioni virali, ha un periodo di incubazione ed una fase acuta in cui si manifesta. Quest’ultima in genere ha una durata di quindici giorni, che può variare a seconda dei soggetti. Alcune persone si rimettono del tutto dopo alcuni mesi, mentre altre hanno una guarigione più veloce. Comunque la mononucleosi provoca complicazioni in casi davvero rari.
Per curare questa infezione è consigliabile seguire un tipo di alimentazione equilibrata, senza eccessi, una buona idratazione (bere acqua ed altri liquidi in quantità abbondante), seguire le indicazioni del medico circa i farmaci da assumere (FANS, o a seconda dei casi corticosteroidi). L’elenco dei farmaci generici e gli antibiotici vanno sconsigliati, poiché l’origine della mononucleosi è virale, quindi non spiegherebbero la loro efficacia.
Così come pure non tutti i medici sono concordi nell’utilizzo del farmaco virale Aciclovir, che blocca il decorso dell’infezione accelerando la guarigione. Inoltre, stando a quello che affermano gli esperti, se la mononucleosi viene contratta durante la gravidanza non vi sono conseguenze dannose né per la mamma, né per il bambino.