La canapa (Cannabis sativa L.) insieme all’hashish e alla marijuana, è al vaglio degli studiosi da tempo, per individuarne le notevoli proprietà terapeutiche. I cannabinoidi, sostanze di cui queste piante sono costituite per la maggior parte, svolgono in particolare un’azione neuroprotettiva, analgesica ed antinfiammatoria. E’ ormai risaputa l’efficacia farmacologica della cannabis per il trattamento di alcune patologie.
In genere se si pensa alla canapa e ai suoi derivati è perché la si associa alle droghe leggere. Ma le sostanze attive contenute in queste piante sono state sperimentate su alcuni pazienti affetti da una serie di disturbi e patologie, attraverso alcuni test specifici. I risultati sono stati eccellenti nella cura del dolore, del tremore, della spasticità notturna, delle parestesie e dei crampi diurni, dell’ansia e della debolezza. In fase sperimentale la cannabis è stata somministrata anche a pazienti sottoposti a cure di chemioterapia.
Un’altra applicazione della cannabis riguarda i pazienti affetti da anoressia, che dopo averla assunta manifestano una fame inconsueta e forte. Tale effetto antianoressizzante è stato avvalorato anche dagli studi di laboratorio. Essendo un farmaco a tutti gli effetti, la cannabis non è esente da effetti collaterali.
Eccone qualcuno: dolori addominali, diarrea e vomito; aritmie, tachicardia, convulsioni, turbe mentali, ipotensione ortostatica, xerostomia, disturbi del sonno e dell’equilibrio. Come effetti secondari possono insorgere anche secchezza delle fauci, attacchi di panico e ansia, iper-euforia, problemi di memoria e bronchite cronica in caso di assunzione prolungata. In alcuni Paesi i farmaci a base di cannabinoidi sono commerciabili liberamente, e anche in Italia qualcosa in tal senso si sta muovendo.
(tratto dal sito Sceglierbio.com)
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