Ciò che contraddistingue l’uomo dall’animale è la sua facoltà di divenire auto-consapevole. L’animale, al contrario dell’uomo, non ha libero arbitrio né auto-coscienza. L’uomo invece, se lo vuole, può superare i limiti di una personalità illusoria e comprendere quale è la sua vera natura.
Abbiamo visto che i classici sullo Yoga affermano che solo quando la mente tace si è nell’Unità e si riposa nella propria Essenza. Ma qual è la nostra essenza? Quali qualità ha? Come riconoscerla distinguendola dalla miriade di sensazioni che affollano la nostra esistenza? Cosa dicono i Maestri dello Yoga al riguardo?
Essi affermano che la nostra Essenza, la nostra Vera Natura, è Sat-Cit-Ananda: Esistenza, Coscienza, Beatitudine; questo è ciò che noi siamo veramente, tutto il resto è Maya e Samsara. Maya è illusione, è scambiare una cosa per un’altra o credere di essere ciò che non si è. Samsara è il mondo dei fenomeni, cioè il mondo in cui siamo inseriti.
Scambiare il mondo dei fenomeni per qualcosa di permanente è Maya, illusione. Nagarjuna, un grande maestro buddhista vissuto circa duemila anni fa, nel suo mirabile trattato sui fondamenti dell’insegnamento del Buddha: “Le stanze della via di mezzo”, affronta con dovizia di particolari questo argomento. Egli afferma che tutto ciò che esiste è soggetto alla co-produzione condizionata, non ha una natura propria.
Questo processo è conosciuto anche come l’interdipendenza dei fenomeni. Tutto ciò che esiste è un fenomeno che si manifesta in certe condizioni, una catena infinita di cause-effetti.
Ad esempio, una molecola di acqua è dovuta alla coesione di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, se scindiamo questi atomi non rimane più nulla che possa essere definito acqua. L’acqua, mischiata alla farina e lievito, sotto l’azione del fuoco diventa pane. Il pane, quando viene mangiato, mischiato alla nostra saliva e ai succhi gastrici si trasforma in sangue. Il sangue in muscoli, pelle, capelli, ecc.
Questo processo di trasformazione vale per gli elementi primi, come l’acqua, il fuoco, ecc., così come per gli oggetti composti, compreso il nostro corpo. Quindi, tutto ciò che esiste è impermanente, non è eterno. Ogni cosa è l’effetto di qualche altra cosa, causa-effetto. Non vi è nulla che non sia causato, non vi è nulla che abbia una “natura propria”.
Scambiare l’impermanente per permanente è illusione, un grosso abbaglio. Attaccarsi agli oggetti, quindi, causa sofferenza. Si soffre prima, perché li si vuole avere a tutti costi; mentre li si possiede perché si teme continuamente di perderli; dopo averli persi, per il dolore della separazione da ciò che si amava. Accettando questo dato di fatto, adeguandosi a questa verità, si giunge al non attaccamento.
Attenzione però, non si tratta di rinunciare in anticipo a quello che la vita ci offre, ma accettare il fatto che prima o poi perderemo le cose che amiamo, compreso le persone.
Ma non si può vivere col cuore in pace l’evidente verità della interdipendenza di tutti i fenomeni, la Vacuità, se non ci si è risvegliati alla propria “Vera Natura”.
Ecco lo scopo dello Yoga, risvegliarci alla nostra Natura Originaria.
La Meditazione è risvegliarsi alla Realtà, vedere le cose per quelle che sono realmente.
La Meditazione è vivere nell’oceano del Samsara senza farsi travolgere dalle onde del divenire.