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Autodisciplina, Perdere il Controllo

 

Quante volte nella vita ci è capitato di perdere il controllo delle nostre parole e dei nostri gesti?

Quante volte ci siamo ritrovati a dire: “Scusa ma è più forte di me?”
E quante conseguenze spiacevoli ci ha procurato la perdita di controllo? Ma la cosa più importante da capire è: “Chi ha perso il controllo? E di cosa?”

Questo è un quesito interessante da porsi. Se abbiamo perso il controllo di una parte di noi stessi vuol dire che non siamo fatti di un unico “blocco”. In effetti, la “macchina umana” è una struttura molto complessa che va conosciuta e padroneggiata, altrimenti si corre il rischio di vivere tutta la vita come se si fosse sulle montagne russe.
In tutte le Scuole di Ricerca Interiore viene insegnato che la nostra struttura psico-fisica-emotiva è solo la parte più superficiale di noi, e che più in profondità vi è una parte più intima da conoscere: un Io più profondo e reale che nella maggior parte delle persone sonnecchia o vive distrattamente la meravigliosa avventura della vita umana..

Ecco l’autodisciplina rappresentata dalla regolare pratica dello Yoga, accompagnata dallo studio delle antiche conoscenze e alle personali esperienze di vita, può far risvegliare l’Io dormiente per fargli prendere il controllo della situazione.

Forse qualcuno si chiederà: “Ma lo Yoga non è una Via che conduce alla libertà?” Questo è certamente vero! Ma vera libertà non è vivere una vita sfrenata, come una scheggia impazzita.

La vera libertà si può raggiungere solo con la conoscenza e la padronanza del “veicolo psico-fisico”, in questo modo si può andare dove si vuole in piena libertà. Altrimenti è come essere seduti su un aereo supersonico senza saperlo pilotare, il rischio di schiantarsi è quasi certo.
Vera libertà è conoscere le Leggi della Natura e sapersi armonizzare ad esse. Solo così il nostro viaggio sarà sicuro e confortevole.

“Colui che ha padroneggiato se stesso, ha se stesso come amico; ma quell’uomo che non ha perseguito l’autodominio è ostile a se stesso come un nemico”. (Bhagavad-gita cap.6.verso 6.)

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